"Ti porterò sopratutto il silenzio e la paziena. Percorreremo insiele le vie che portano all'essenza... Ti salverò da ogni malinconia, perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te" (Battiato - La Cura)
Pensieri ed emozioni che attraversano questa ricerca rompono il silenzio dentro cui spesso si nascondono e che ci auguriamo rumoreggino nelle menti e nei cuori di chi, ad ogni titolo, ha incrociato o incrocierà un essere speciale... Versi di una Canzone che si intersecano con i pensieri, i sospiri, i dolori, le gioie, le soddisfazioni, i batticure per un figlio e per u fratello speciale...
Ricerca Pubblicata da Superabile INAIL
Siblings, il 73% di loro si prenderà cura dei fratelli disabili
La ricerca "Figli ‘unici': essere
fratello di un fratello diversamente abile", condotta su 56
famiglie dalla pugliese Cooperativa Solidarietà, indaga sulle
emozioni e la qualità della vita percepite da fratelli di ragazzi
disabili, spesso poco considerati da studi e indagini
ROMA - Quali emozioni nutre un fratello nei
confronti del fratello disabile, e quanto queste emozioni sono
riconosciute dai genitori? Si è posta questo domanda la ricerca
condotta in Puglia dalla Cooperativa
Solidarietà e curata da Antonella Robortaccio, presidente della
cooperativa, e da Rossella Perillo, psicologa e psicoterapeuta.
L'indagine, dal titolo "Figli ‘unici': essere fratello di un
fratello diversamente abile" ha voluto verificare, come spiegano
le curatrici, "se, in una famiglia in cui sia presente una
situazione di disabilità legata ad un figlio, le capacità empatiche
e le competenze emotive dei genitori in relazione al figlio non
disabile siano efficaci e adeguate". I "siblings"
(termine con cui in letteratura vengono definiti i fratelli di
persone disabili) sono considerati solo marginalmente negli studi in
tema di disabilità, s'indaga sulla relazione dei genitori con il
figlio disabile ma meno spesso si guarda ai fratelli. Proprio per
colmare questo gap nasce la ricerca pugliese, condotta su un
campione di 56 famiglie pugliesi individuate dalla Cooperativa
Solidarietà in quanto i loro figli sono seguiti nel
servizio di assistenza specialistica scolastica, nel Centro Diurno
Socio-Educativo e Riabilitativo per disabili "La Locomotiva"
di Binetto e "Solidarietà" di Corato. "Nessuna
pretesa di esaustività" ma senz'altro un orientamento prezioso
per "guardare anche con interventi di carattere psicologico al
figlio normodotato presente in famiglia, che deve poter contare su
uno spazio psicologico in cui poter esprimere il proprio punto di
vista, evitando l'isolamento o il mutismo e sentendosi in diritto
di essere, e non solo di esserci. Essere fratello
innanzitutto - spiega Rossella Perrillo - e riconoscersi il diritto
ad essere ascoltato oltre che ad ascoltare".
Perché indagare sulle emozioni? "Perché i
ricercatori hanno constatato che, più del quoziente intellettivo,
sono la consapevolezza emotiva e la capacità di padroneggiare i
sentimenti a determinare il successo e la felicità in tutti i campi
dell'esistenza, inclusi i rapporti familiari".
Attraverso un questionario, si è chiesto ai
genitori di rispondere a domande sulla relazione fra i fratelli e
sulle emozioni/percezioni che il figlio normodotato provava nei
confronti del fratello disabile, e ai fratelli di esprimere le
emozioni e i pensieri suscitate dal fratello con disabilità.
Le emozioni prevalenti. L'emozione
prevalente individuata dalle famiglie è l'affetto (65,4%), seguita
da protezione, responsabilità, tenerezza, amore. La tristezza e la
preoccupazione permeano il tessuto familiare in relazione al figlio
disabile rispettivamente nel 35% e nel 21% dei casi. Le emozioni
secondarie e che probabilmente sono vissute come socialmente
inaccettabili (indifferenza, vergogna, gelosia, insopportazione,
fastidio, ostilità) presentano una frequenza molto bassa.
Alla luce di ciò è stato chiesto ai genitori di
indicare l'emozione/i che ritenevano provasse il figlio normodotato
nei confronti del fratello disabile e si è correlato il risultato
con l' emozione riferita dal figlio stesso: la pena
che un figlio normodotato può provare rispetto al fratello disabile
viene riferita dal figlio stesso e dalla mamma, mentre il papà la
individua solo nell'1% dei casi; il senso di colpa è
riferito solo dal figlio e per niente citato dai genitori. "La
colpa probabilmente deriva dalla percezione di aver avuto una sorte
migliore del fratello disabile - spiegano le curatrici - e questi
figli vivono in solitudine un sentimento di colpa che può generare
malessere psicologico". Emerge poi la rabbia,
individuata da entrambi i genitori come emozione espressa nel figlio
in misura doppia rispetto a quanto riferito dal figlio normodotato.
Vergogna e insopportazione vengono riferite solo
dalla coppia genitoriale, mentre i fratelli escludono assolutamente
questa emozione in relazione al fratello disabile. Preoccupazione
e responsabilità vengono riferiti dal figlio con frequenza
maggiore rispetto a quanto riferito dalla coppia genitoriale,
"probabilmente - rilevano le esperte - come risultato di
un'azione o di una tendenza ‘adultizzata' da parte del fratello".
In generale emerge come la madre sia maggiormente in grado del padre
di cogliere le emozioni e i sentimenti dei figlio normodotato.
Attenzioni e tempo dedicato. I
genitori pensano di dedicare al figlio normodotato maggiori,
minori o uguali attenzione/tempo rispetto al figlio affetto
da disabilità? E che ne pensato i fratelli? Padri e figli
riferiscono rispettivamente nel 62,5% e nel 73,2% dei casi che il
tempo/attenzioni dedicate al fratello disabile sia maggiore. La mamma
lo riferisce solo nel 25% dei casi. I figli ritengono di avere meno
attenzioni del fratello nel 5,4% dei casi, laddove la percezione di
dare al figlio normodotato meno attenzioni del figlio disabile si
attesta per i papà al 26,8% dei casi e per le mamme al 32,1% dei
casi. Le mamme, nel 42,9 % dei casi, ritengono che le attenzioni
dedicate al figlio disabile e al figlio normodotato siano uguali,
percentuale che diminuisce significativamente al 10,7% per i papà e
al 21,4% per i figli. "È interessante notare - rileva Perrillo
- come questi dati cambino quando si analizza la percezione del tempo
dedicato ai figli all'interno dello stesso nucleo familiare. "Padre
e figlio concordano nel 41,1 % dei casi sulla percezione che al
fratello disabile venga dedicato più tempo/attenzioni, mentre madre
e figlio concordano nel 12,5 % dei casi. Se dunque è vero -
affermano le curatrici - che la consapevolezza della propria azione
pedagogica ed educativa può promuovere un cambiamento in misura
maggiore rispetto a quando tale consapevolezza non è raggiunta, si
può affermare che nel 87,5% dei casi le mamme non intervengono per
dedicare più tempo/attenzioni ai loro figli normodotati".
La vita senza il fratello disabile sarebbe
stata diversa? Dalla ricerca condotta sulle 56 famiglie
pugliesi emerge che, secondo i papà, la vita del
figlio normodotato sarebbe stata migliore nel 66,1% (dato anche in
linea con la quantità di tempo che i papà riferiscono attribuire in
misura minore ai figli normodotati) dei casi, mentre la vita del
figlio disabile non sarebbe stata migliore per il 64,3% dei casi.
Secondo le mamme, la vita del figlio normodotato non
sarebbe stata diversa (62,5%). Anche questo dato è in linea con la
percezione delle mamme di riuscire a dedicare un tempo/attenzioni
sufficientemente equilibrato a tutti e due i figli. A confermare
questo dato, vi è il dato successivo per cui secondo le mamme la
vita del figlio disabile sarebbe stata qualitativamente migliore in
assenza del figlio normodotato solo nel 55,4% dei casi. Per la metà
dei fratelli normodotati la loro vita senza il fratello
disabile sarebbe stata peggiore, "mentre il restante 50 % del
campione si attesta fra la percezione di una qualità di vita
migliore e uguale".
Fratello disabile come risorsa. In
sintesi, nonostante i fratelli normodotati percepiscano di avere meno
attenzioni e meno tempo da parte dei genitori, riconoscono nei
fratelli disabili una risorsa migliorativa alla propria esistenza e
questo è confermato anche dalle emozioni positive che si riconoscono
di provare quando pensano al fratello disabile.
"Dopo di noi"? In ultimo,
la ricerca della Cooperativa Solidarietà ha sondato le possibilità
che il figlio normodotato possa occuparsi di quello disabile in
futuro. Nel 73,2% dei casi i figli dichiarano la propria
disponibilità ad occuparsi del fratello disabile in futuro, quando i
genitori saranno impossibilitati a farlo. Il
campione dei papà è esattamente tagliato a metà rispetto
a questa previsione, mentre le mamme, in maniera
coerente con il dato sulla percezione della qualità di vita del
figlio normodotato (nel 62,5% dei casi riferiscono che la qualità di
vita del figlio normodotato non sarebbe stata migliore senza il
fratello disabile) riferiscono nel 62,5% dei casi che il figlio
normodotato si occuperà del fratello disabile.
"I risultati di questa ricerca, pur non avendo
alcun intento esaustivo e di rappresentatività, possono
tuttavia fornire agli operatori del settore e alle famiglie la
possibilità di muovere riflessioni, in un'ottica migliorativa e
propositiva" spiegano Antonella Robortaccio e Rossella
Perillo. "Alla luce di quanto emerso, è necessario
aumentare la quantità e la qualità della comunicazione all'interno
del contesto familiare, in riferimento alla problematica della
disabilità che suscita emozioni variegate e non sempre espresse o
esprimibili". Per le ricercatrici "è utile
guardare anche con interventi di carattere psicologico al figlio
normodotato presente in famiglia, che deve poter contare su uno
spazio psicologico in cui poter esprimere il proprio punto di vista,
evitando l'isolamento o il mutismo e sentendosi in diritto di essere,
e non solo di esserci. Essere fratello innanzitutto, e riconoscersi
il diritto ad essere ascoltato oltre che ad ascoltare". (ep)
(26 ottobre 2015)
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